In attesa di Andor, la cui uscita è stata purtroppo rimandata a fine settembre, Disney+ ci ha regalato un piacevolissimo diversivo per ingannare l’attesa: Light and Magic, un documentario in sei parti sulla Industrial Light & Magic, la più importante azienda di effetti speciali dall’avvento del cinema. La serie, diretta nientemeno che da Lawrence Kasdan, un veterano della saga, ripercorre la storia della fabbrica di luce e magia che ha animato e continua tuttora ad animare, letteralmente ma anche metaforicamente, i nostri sogni più fantastici. Com’è noto, la Industrial Light & Magic nasce con e per Star Wars, dunque non stupisce che una buona metà del documentario sia dedicata a come furono creati gli effetti speciali della saga, soprattutto quelli della trilogia originale. La storia della ILM è la storia di Star Wars e viceversa. A questo punto è necessaria una digressione.
Troppo spesso si tende a sminuire i meriti di George Lucas come creatore della saga. Le critiche, quasi sempre ingenerose e superficiali, assumono varie forme, ma si possono riassumere in due affermazioni: “ha scopiazzato” e “le idee migliori non sono le sue”. Non abbiamo problemi ad ammettere che entrambe hanno un fondo di verità, ma a renderle più o meno vere, più o meno fondate sono l’intenzione e la prospettiva di chi esprime tali opinioni. È arcinoto che Lucas si sia ispirato, consapevolmente ma anche, se non soprattutto, inconsciamente, a un’infinità di opere, autori e archetipi. In origine Star Wars nasce dall’intenzione di rifare le serie TV di Flash Gordon e Buck Rogers che il piccolo George guardava con entusiasmo negli anni cinquanta, ma in seguito questa idea germinale si è evoluta fino a incorporare elementi mitologici, tragici, filosofici, avventurosi, romantici, con una miriade di personaggi, luoghi, creature, nonché archi narrativi e sottotrame potenzialmente infiniti, il tutto in una cornice fantascientifica con tratti fantasy. Il concetto stesso di rifacimento già implica il rifarsi a opere precedenti, anche se nel caso di Star Wars si trattava perlopiù di riprodurre l’esperienza dei vecchi serial piuttosto che fare proprie storie e personaggi in particolare. Sin da subito, dunque, Lucas, che in verità non è, per sua stessa ammissione, uno scrittore particolarmente talentuoso, ha tratto ispirazione dalle fonti più disparate, soprattutto fumetti e romanzi di fantascienza, rielaborando topoi ed elementi di altre opere per inglobarli nel suo universo narrativo. Poco importa se Coruscant è in realtà Trantor, se la trama di Una nuova speranza ricorda vagamente La fortezza nascosta, se la scena in cui Luke si precipita alla fattoria e scopre che gli zii sono morti fa eco a Sentieri selvaggi, se Tatooine somiglia ad Arrakis e i Jedi hanno tratti in comune con le Bene Gesserit.
La seconda affermazione, ovvero “le idee migliori non sono le sue”, ha ugualmente un fondo di verità, se con essa si intende, non in senso deteriore, che l’intero universo narrativo di Star Wars non è frutto della fantasia di Lucas. In fondo, non è lui ad aver disegnato il Millennium Falcon né ad aver scritto tutti i dialoghi, solo per fare un paio di esempi, ma d’altra parte ogni singola tessera del grande mosaico della galassia lontana lontana è passata per il suo tavolo per ricevere l’imprimatur. Inoltre, un film è sempre un’opera collettiva. È una caratteristica intrinseca del cinema, sin dalle sue origini, ed è per tale ragione che esistono anche le categorie nei premi cinematografici. Il regista svolge un ruolo preminente, ma la realizzazione di una pellicola richiede il lavoro di molte altre figure che trasformano in “realtà” la visione del regista, specie se il film richiede un grande sforzo immaginativo e creativo.
Dunque chi ha creato Star Wars?
George Lucas, naturalmente. Senza di lui la saga non sarebbe mai esistita, così come, al tempo stesso, non sarebbe esistita senza la ILM. Senza gli effetti speciali, cioè senza quegli effetti speciali l’Episodio 4 sarebbe stato un flop o, peggio, non sarebbe mai arrivato nei cinema perché troppo ridicolo per essere mostrato al pubblico. Se dunque Lucas è il creatore o, meglio, il Creatore di Star Wars, la ILM, a sua volta creata dallo stesso Lucas, ne è l’anima. Light and Magic racconta proprio questa storia, ovvero come un gruppo di giovani e visionari artisti e artigiani resero gli effetti speciali davvero speciali, trasformarono in realtà i sogni di Lucas e cambiarono per sempre il cinema.
Dando voce a John Dykstra, Dennis Muren, Phil Tippet, Lorne Peterson, Richard Edlund, Joe Johnston, Ben Burtt e molti altri meno noti ma non meno importanti, il documentario è un appassionante racconto in prima persona che procede cronologicamente, dall’infanzia dei protagonisti all’avvento del cinema digitale, passando, naturalmente, per Star Wars. Lucas, invece, è una voce minore, e non potrebbe essere altrimenti. Light and Magic celebra il talento visionario e incosciente di un gruppo di giovani che dopo aver trascorso anni a giocare con cineprese e modellini nel garage di casa si ritrovano in un capannone industriale per lavorare a un film hollywoodiano con un budget milionario. Forse non erano particolarmente inclini all’organizzazione (come è mostrato chiaramente nella serie), ma erano pieni di talento e inventiva, sapevano sperimentare e osare, e non gli importava di lavorare sedici ore al giorno. Volevano solo creare i migliori effetti speciali mai visti. Il tempo, il successo, i soldi, le nuove tecnologie avrebbero portato grandi cambiamenti nell’azienda, in meglio e in peggio, ma all’inizio la ILM non era altro che un gruppo di giovani entusiasti che finalmente avevano l’occasione di conquistare il mondo.
Quando Lucas concepì Star Wars non c’era modo di realizzare gli effetti speciali che aveva immaginato. Il concetto stesso di effetti speciali era in declino, al punto che nessuna delle major hollywoodiane aveva una sezione dedicata a quel particolare compito. A eccezione di 2001, il cinema sembrava aver abbandonato il sogno di creare illusioni realistiche e spettacolari. Gli effetti speciali facevano ancora troppo affidamento sulla cartapesta, per modo di dire, come nei film di fantascienza in bianco e nero, ma il pubblico degli anni settanta era ormai troppo sofisticato. In quel preciso momento storico, poi, il cinema americano era cupo, come la società che rispecchiava, e non c’era spazio per fronzoli spettacolari. Fu allora che Lucas mise in piedi la ILM e affidò a Dykstra e compagni l’arduo compito di inaugurare un nuovo rinascimento del cinema.
Quando Lucas coinvolse la banda di Dykstra, ne scaturì un fermento creativo che rese Una nuova speranza il film più spettacolare nella storia del cinema fino a quel momento. Tra il ’75 e il ’77 la ILM non solo plasmò l’intera saga di Star Wars, ma fu anche la fucina del cinema a venire, un cinema spettacolare come non mai. In questa rivoluzione (che ben presto sarebbe divenuta permanente, passando per l’Impero colpisce ancora e Il ritorno dello jedi, e poi via via fino a Jurassic Park e la trilogia prequel) Lucas fu il filosofo, il demiurgo, il profeta visionario, il fisico teorico, ma fu la ILM a fare gran parte del lavoro, sviluppando una nuova tecnologia, disegnando astronavi e creature aliene mai viste, creando modellini, pupazzi e costumi, dipingendo pitture matte e inventando suoni e versi che sembrano davvero arrivare da un’altra galassia. La genesi del Millennium Falcon è forse l’esempio lampante della sinergia tra Lucas e la ILM.
Quando il modellino del Millennium Falcon era già in fase di produzione avanzata ci si rese conto di un’eccessiva somiglianza con la nave di Spazio 1999. A quel punto fu chiesto a Joe Johnston di ideare, in fretta e furia, un nuovo design, conservando solo la cabina di pilotaggio e l’antenna, che il reparto modellini sperava di poter riciclare. Johnston tornò il giorno con uno schizzo del Millennium Falcon che tutti conosciamo. A Lucas spettò “solamente” il compito di approvarlo. Un altro esempio significativo vede protagonista Dennis Muren, al quale Lucas chiese di fare una piccola aggiunta a una scena dell’Impero colpisce ancora. Muren rispose che sarebbe stato tecnicamente impossibile, ma Lucas gli chiese semplicemente di pensarci un po’ su. Alla fine della giornata Muren aveva già trovato il modo di soddisfare la richiesta di Lucas.
Dunque chi ha creato Star Wars? Lucas, naturalmente. E la ILM, ovviamente.