Il meglio e il peggio di Obi-Wan Kenobi

È passato circa un mese dalla fine di “Obi-Wan Kenobi” ed è tempo di fare un bilancio a mente fredda

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Nella galassia lontana lontana accade spesso che il nuovo “capitolo” della storia divida il pubblico. Succede dai tempi de Il ritorno dello Jedi e forse persino da prima, ma senza andare così indietro nel tempo l’esempio più lampante è probabilmente la trilogia sequel. La serie “Obi-Wan Kenobi” non fa eccezione: molti l’hanno apprezzata o hanno imparato ad apprezzarla strada facendo, ma molti invece l’hanno detestata e criticata dal primo minuto. Difficile stabilire quale gruppo sia più numeroso, ma dovendo scommettere forse diremmo il primo. Noi di SWTNV abbiamo recensito i singoli episodi man mano che uscivano, evidenziandone luci e ombre. In generale, non abbiamo mai nascosto il nostro entusiasmo per la serie, ma abbiamo dato spazio anche a critiche piuttosto severe. A distanza di un mese dal finale, abbiamo deciso di fare un bilancio a mente fredda. Ecco dunque il meglio e il peggio di “Obi-Wan Kenobi”. Partiamo dai pregi.

  1. La serie ci mostra un Obi-Wan mai visto, in tutti i sensi. A parte una fugace apparizione in “Rebels”, a lungo abbiamo solo potuto immaginare i vent’anni del suo esilio su Tatooine. Finalmente ne sappiamo di più. Ciò che più sorprende è il modo in cui il personaggio è stato rappresentato: solo, sconfitto, scoraggiato, esiliato, incapace di combattere, pieno di sensi di colpa, non più in sintonia con la Forza. Quando era all’apice incarnava il Jedi perfetto, ma il duello con Anakin su Mustafar lo ha segnato così profondamente da renderlo un’ombra dell’eroe della Repubblica che era un tempo. Episodio dopo episodio ritrova fiducia e vigore e alla fine della storia lo riscopriamo più potente e saggio che mai. A parer nostro questo è uno degli aspetti migliori della serie. Inoltre, non possiamo non elogiare la splendida interpretazione di Ewan McGregor, più in forma che mai.

  2. Non è stata una sorpresa, ma la serie ha riportato sullo schermo il vero protagonista di Star Wars: Darth Vader. Lo avevamo già ammirato in “Rebels” e “Rogue One”, ma stavolta la storia gli concede più tempo e soprattutto più introspezione, rendendolo così un personaggio fondamentale tanto quanto l’eroe eponimo. Alla fine della “Vendetta dei Sith” ci si domanda come vivrà Darth Vader da quel momento in poi. “Rebels” e “Rogue One” non danno risposta a questa domanda, ma questa serie sì, perché ci mostra un personaggio più complesso che mai (basti pensare al duello finale con Obi-Wan). A ciò si aggiunge il ritorno di Hayden Christensen, oggi amatissimo da molti fan.

  3. La vera sorpresa è stata la piccola Leia, tra l’altro interpretata benissimo da Vivien Lyra Blair. Al contrario, Luke, nonostante la fugace apparizione nel trailer della serie, ha solo un piccolo spazio, benché importante, nel finale. Leia, invece, è la protagonista della storia insieme a Obi-Wan. Il personaggio è caratterizzato ottimamente: Leia è «saggia, perspicace e generosa» come la madre e «appassionata, impavida e diretta» come il padre, le dice Obi-Wan, che prova per lei un affetto forse persino superiore a quello per Luke. Si intravedono, insomma, i tratti caratteriali della Leia adulta che abbiamo conosciuto nella trilogia originale.

  4. La serie vanta non uno, ma ben due duelli tra Obi-Wan e Darth Vader. A questi si aggiunge poi il duello tra Obi-Wan e Anakin nel flashback che apre il quinto episodio. Tutti e tre i momenti contribuiscono, in modi diversi, a dare al rapporto tra questi due personaggi, già comunque ricco, più profondità e complessità psicologica che mai. Il primo duello ci mostra un Darth Vader pieno d’odio e desiderio di vendetta; il flashback ci riporta all’Anakin “giovane Padawan”, aggressivo, arrogante, insicuro e accecato dal suo stesso potere, nonostante l’affetto e i saggi consigli del suo maestro; infine, il duello finale è già una pietra miliare e l’apoteosi emotiva della saga, con Obi-Wan che risorge dalle proprie ceneri, ma solo per compiere un altro passo sul cammino della sofferenza, e con Darth Vader che mostra il suo lato nascosto e irrisolto, quello in cui ancora vive Anakin, un’ambiguità che si risolverà solo ne Il ritorno dello Jedi.

    Bonus: il magnifico tema di Obi-Wan composto da John Williams è già nella Hall of Fame musicale della saga.

Quali sono invece le ombre della serie?

  1. La nota davvero dolente di tutta la serie è la regia. Dispiace davvero dirlo, ma ci sono intere sequenze che lasciano a dir poco a desiderare. Una su tutte è quella del rapimento di Leia nel primo episodio. È realizzata così male da sfociare nel ridicolo persino agli occhi di spettatori giovanissimi, e da rivaleggiare con la scena dell’inseguimento dei Mods in “The Book of Boba Fett”, che ha ridefinito lo standard della bruttezza in Star Wars. Purtroppo, come dicevamo, non è l’unico esempio, ma solo quello più lampante (si veda anche il parkour di Reva nel secondo episodio). Il dilettantismo e l’approssimazione di alcune scene sono ancor più sorprendenti se si pensa invece ai tanti ottimi momenti della serie. Per i detrattori, tuttavia, la regia di Deborah Chow è uno dei principali motivi del fallimento di Obi-Wan Kenobi.

  2. La trama non è particolarmente riuscita. I troppi personaggi e le relative sottotrame frammentano eccessivamente la storia, compromettendone il ritmo e distogliendo spesso l’attenzione dall’arco narrativo principale, quello di Obi-Wan Kenobi e Darth Vader. Quest’ultimo, in particolare, sembra essere stato sacrificato per introdurre un nuovo personaggio: Reva. Ciò ha dato luogo a un’ambiguità che a dispetto dei succitati pregi indebolisce non poco la serie. Infatti, se Darth Vader è il reale antagonista di Obi-Wan, è d’altra parte Reva a fare la parte della cattiva che fa da motore della storia (la sua vicenda, da Padawan a Inquisitrice, è comunque interessante, soprattutto la redenzione nell’ultimo episodio).
    Il Cammino era un’idea promettente, ma purtroppo è stato relegato a elemento di contorno (l’unico altro Jedi della serie è Nari, che però ha un ruolo più che marginale e muore fuori campo). Haja Estree è un personaggio insignificante, così come Roken, diversamente da Tala, che invece ha il suo peso nella storia ed è meglio caratterizzata anche grazie alla sua backstory.
    In generale, la trama è un po’ farraginosa, singhiozzante e non sempre convincente. Non a caso sta circolando una versione della serie rimontata da un fan tagliando tutto il superfluo e riducendo la durata complessiva a sole due ore e mezza. Molti ritengono questa versione alternativa migliore dell’originale.

  3. Veniamo ora alla questione più scottante: la retcon. La serie ha riscritto due dei momenti più emblematici della saga: 1) il disperato messaggio della principessa Leia a Obi-Wan Kenobi e 2) il duello finale tra Darth Vader e Obi-Wan Kenobi, entrambi in Una nuova speranza.

    1. Il celebre messaggio iniziava così: “Generale Kenobi, anni fa hai servito sotto mio padre durante la guerra dei Quoti [Cloni]…”. Queste parole e in generale tutto il messaggio ci hanno sempre indotto a pensare che i due non si conoscessero. Non è più così. Alla fine della serie Obi-Wan ammonisce Leia: se mai avesse bisogno di lui, potrà contattarlo ma dovrà mantenere segreta la loro amicizia. Ciò spiegherebbe perché nel messaggio famoso Leia esordisce facendo riferimento all’amicizia tra Bail Organa e Obi-Wan. Secondo alcuni tutto ciò è un po’ stiracchiato, e tutto sommato non siamo completamente in disaccordo.

    2. “Quando ti ho lasciato non ero che un discepolo, ora sono io il maestro”, dice Darth Vader a Obi-Wan poco prima del fatale duello. Se, come noi, avete sempre pensato che quello fosse il loro primo incontro dai tempi di Mustafar, sappiate che non è più così. Da una parte la serie ha aggiunto una vasta gamma di nuove sfumature al rapporto tra i nostri due, ma dall’altra la succitata frase ha perso molto del suo significato (e del suo fascino), anche se ci sforziamo di interpretarla in modo che abbia ancora un senso nel quadro d’insieme. Non dimentichiamo, tuttavia, che già la trilogia prequel aveva privato di senso quelle parole di Darth Vader: Anakin, infatti, si considerava più potente di Obi-Wan, ritenendosi più che meritevole del titolo di maestro.

    Se tutto ciò arrechi reale nocumento alla saga è questione da dibattere in altra occasione, ma vorremmo concludere ricordando che la retcon c’è sempre stata in Star Wars, già dai tempi dell’Impero colpisce ancora.

Come sempre, sarà il tempo a dirci se questa serie merita l’amore dei fan. O forse no? Oggi, a distanza di vent’anni, la trilogia prequel ha certamente molti più estimatori di allora, ma la schiera dei detrattori è sempre lì, pronta a ricordarci (giustamente) che Star Wars è un universo narrativo troppo vasto per mettere tutti d’accordo. E questo, secondo noi, è un pregio della saga. “Obi-Wan Kenobi” è una serie riuscita a metà, ma se si sceglie di concentrare lo sguardo sui suoi pregi si godrà di tanti momenti davvero emozionanti.

L'autore

Matteo Lucci

Feccia ribelle dal 1979. Ha girato la galassia in lungo e in largo, ha visto un sacco di cose curiose… e alla fine si è convinto che esiste un’unica onnipossente Forza che controlla tutto quanto. Grazie a Star Wars ha imparato a discernere il bene dal male, ma anche espressioni come “biechi agenti dell’impero” e “sconsiderata miopia”. Vagheggia di tramonti binari ad Amsterdam. È tra i massimi difensori della trilogia prequel.