La Ribellione è iniziata…

L’episodio 11 di Andor racconta un momento cruciale della saga. Aspettando il finale di stagione…

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Se c’è un momento che segna la nascita della Ribellione è quando Luthen incontra Saw Gerrera nell’undicesimo episodio di Andor. La rapina su Aldhani è sì la prima tappa importante nella lotta contro l’Impero, ma è una vittoria isolata, locale, il cui unico effetto visibile è per ora una rabbiosa reazione del nemico. Più che un reale successo militare è un atto simbolico, un messaggio per la galassia: è ora di ribellarsi e dare battaglia. Quando tuttavia nell’undicesimo episodio Luthen comunica a Saw di essere disposto a sacrificare Anto Kreegyr e i suoi trenta uomini per proteggere la sua spia nell’Imperial Security Bureau (ISB) e dare al nemico l’illusione di avere il controllo, capiamo che dare battaglia non è abbastanza. Saw, inizialmente riluttante, si convince che la morte di Kreegyr e i suoi uomini è necessaria, e questo è il dialogo che segue:

Saw: «Per un bene superiore»
Luthen: «Chiamalo come vuoi»
Saw: «Chiamiamolo… guerra»

È così che nasce la Ribellione, non tra scroscianti applausi (Padmé non docet), ma con un sacrificio. Questa non è più una battaglia, ma una guerra da vincere a tutti i costi. Se Aldhani è il grido disperato degli oppressi che non hanno più nulla da perdere, il vero atto fondativo della Ribellione è una rinuncia agli ideali in nome dei quali Luthen ha intrapreso la sua lotta. Una contraddizione tipica di molte guerre e con la quale i rivoluzionari devono sempre confrontarsi se desiderano davvero essere vittoriosi.

Tale è la cifra realistica di Andor, che continua a stupirci, episodio dopo episodio, rendendo l’universo narrativo di Star Wars sempre più vero, sempre più interessante, dialogo dopo dialogo. Vale la pena ribadirlo ancora una volta: di quel campo di energia creato da tutte le cose viventi sin qui non c’è traccia alcuna. Il Lato Oscuro è all’opera (non dimentichiamo che là fuori da qualche parte ci sono Palpatine e Darth Vader), ma Andor è la storia di persone comuni che fanno le loro scelte, giorno dopo giorno, nel bene e nel male, senza sapere nulla della Forza. Difficile sapere cosa ci riservi il futuro della serie, ma al momento non sarebbe un azzardo scommettere che non vedremo spade laser prima della fine (ma forse, chissà, vedremo l’imperatore?).

Se la Ribellione non è mai stata raccontata in modo così realistico, allo stesso tempo l’impero non è mai stato così malvagio. «Quanto più stringete la presa, tanti più sistemi vi sgusceranno via tra le dita», dice Leia a Tarkin in Una nuova speranza. È esattamente quello che sta succedendo dopo Aldhani. L’impero è ferito, soprattutto nell’orgoglio, ha paura e sta stringendo le maglie del controllo, agisce con il pugno di ferro, condanna innocenti con processi sommari, tortura i sospettati, nega ogni diritto ai prigionieri. È una tirannide oppressiva, violenta, sadica, proprio come i suoi burocrati più fanatici e arrivisti. In Andor vediamo per la prima volta le persone comuni soffrire quotidianamente le conseguenze del Lato Oscuro: il male assoluto che da astratto (come nella trilogia originale ma anche in quella prequel) si fa concreto, ovvero dall’oppressione del senato all’oppressione del popolo.

Andor non è avventura, non è tragedia, non è mito. Sarà per questo che secondo alcuni non succede nulla. E forse un po’ è vero, forse non succede molto, ma quel poco che succede è sempre importante, aggiunge sempre una sfumatura in più, è un altro tassello che ti fa attendere con ansia sempre crescente il momento topico (la fuga di Cassian da Ferrix, la rapina di Aldhani, l’evasione da Narkina 5). In Andor la galassia lontana lontana è molto più che pianeti esotici e creature aliene, misticismo e massimi sistemi: è minoranze etniche, matrimoni combinati, credi religiosi, regolamenti bancari, genitori in ansia per i figli, ufficiali che vorrebbero il trasferimento… Tutto ciò non serve a un realismo fine a sé stesso, ma fa agire i personaggi e muovere la storia. I personaggi, poi, sono davvero tanti: Mon Mothma, Luthen, Kleya, Dedra Meero, Syril Karn, Vel, Saw Gerrera, Maarva, Bix Caleen, Kino Loy, Melshi, Anto Kreegyr… Aspettando Cassian, l’eroe eponimo che però non è proprio il protagonista. In Andor, infatti, nessun personaggio è secondario, tanto che viene da domandarsi se il titolo non sia fuorviante (vedete com’è difficile trovare un difetto a questa serie? Sempre che questo sia un difetto…). Le molte sottotrame, comunque, sono tutte prossime a una svolta, il che fa sperare in un finale di stagione entusiasmante.

Non è mai elegante citare sé stessi, ma talvolta è difficile farne a meno. Questa è una di quelle volte. Dopo i primi tre episodi abbiamo scritto che forse il 2022 sarebbe stato l’anno di Andor. Lo abbiamo ribadito dopo il sesto episodio. Ora, in attesa del finale di stagione, rilanciamo: questo sarà certamente l’anno di Andor, non solo per l’universo starwarsiano, ma per tutta la TV.

L'autore

Matteo Lucci

Feccia ribelle dal 1979. Ha girato la galassia in lungo e in largo, ha visto un sacco di cose curiose… e alla fine si è convinto che esiste un’unica onnipossente Forza che controlla tutto quanto. Grazie a Star Wars ha imparato a discernere il bene dal male, ma anche espressioni come “biechi agenti dell’impero” e “sconsiderata miopia”. Vagheggia di tramonti binari ad Amsterdam. È tra i massimi difensori della trilogia prequel.