Tutto quello che avreste voluto sapere su Obi-Wan (ma non avete mai osato chiedere)

Finalmente i primi due episodi di “Obi-Wan Kenobi” sono disponibili su Disney+.

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Chiariamo subito una cosa: non vediamo l’ora di vedere il terzo episodio di Obi-Wan Kenobi! Ma facciamo le cose per bene e iniziamo questa recensione con un po’ più di pathos…

Per molti anni Obi-Wan Kenobi è stato un personaggio pieno di mistero. Era l’anziano eremita che fa da mentore al giovane eroe, ma non conoscevamo molto del suo passato. Poi vennero i prequel e “Clone Wars”, facendo diradare le nebbie che avvolgevano il personaggio e mostrandolo in tutta la sua grandezza, fino all’ora fatale in cui la Repubblica cade e Anakin volge al male. Ma cosa ne è stato di Obi-Wan Kenobi nei vent’anni che trascorrono tra la fine della “Vendetta dei Sith” e la celebre battuta «Hello there!» (o «Salve tu!» in italiano) in Una nuova speranza (a parte la breve apparizione in “Rebels”)?

Finalmente, dopo anni di attesa, le nostre domande cominciano ad avere risposta. La nuova serie di Disney+ si svolge dieci anni dopo la Vendetta dei Sith. L’Impero opprime la galassia, ma continua a dare la caccia ai Jedi. L’infame compito è affidato agli Inquisitori (già apparsi in “Rebels”), che arrivano su Tatooine sulle tracce di un Jedi…

I primi due episodi della serie hanno luci e ombre, ma il solo fatto di vedere Obi-Wan in esilio su Tatooine fa venire la pelle d’oca. Sappiamo che qualunque cosa accada non morirà e alla fine della serie sarà ancora su Tatooine a vegliare su Luke, eppure non possiamo non avere empatia per il personaggio. Il legame emotivo è così forte che anche a fronte di una scrittura non sempre impeccabile è difficile non sentirsi coinvolti. A ciò si aggiunge che un Obi-Wan così non l’avevamo mai visto: scoraggiato, pavido, reietto. La purga dei Jedi, la caduta della Repubblica, l’ascesa dell’Impero, ma soprattutto la morte di Anakin lo hanno cambiato così profondamente da renderlo praticamente irriconoscibile. Il suo mondo è stato spazzato via e tutto ciò in cui credeva si è rivelato un’illusione. Porta con sé il peso del fallimento ed è consumato dal rimorso e dal conflitto: rimorso per aver ucciso Anakin, che ha amato come un fratello, e conflitto per averlo ucciso in nome di un sistema di valori - la Repubblica e il codice dei Jedi - cui aveva giurato fedeltà e che ora non esiste più.

Il trauma e il senso di colpa sono così forti che Obi-Wan sembra non aver più cercato alcuna connessione con la Forza. Certo, la clandestinità gli impone molta prudenza: così non solo seppellisce le spade laser in suo possesso (la sua e quella di Anakin), ma evita anche di usare la Forza in pubblico. Fa di tutto, insomma, per evitare di svelare la propria natura Jedi. Forse, tuttavia, anche nella solitudine della sua umile caverna nel deserto Obi-Wan non ha mai fatto uso della Forza, certamente temendo di attirare l’attenzione degli Inquisitori, di Darth Vader o persino dell’imperatore, ma forse c’è una ragione più profonda, più mistica.

Se lo avevamo immaginato in lunghe conversazioni con il suo vecchio maestro, Qui-Gon Jinn, viene il dubbio che in realtà non si siano mai incontrati. Quando Obi-Wan salva Leia arrestando la sua caduta, sembra comportarsi come se stesse usando la Forza per la prima volta dopo molti anni. Colpisce, inoltre, la sua riluttanza a combattere contro Reva nel finale del secondo episodio, quando ormai è alle strette e sembra non esserci via di scampo. Obi-Wan ha rinunciato a combattere e forse ha persino smesso di credere nelle vie della Forza. Se qualcuno si aspettava di vederlo brandire la spada laser nei primi due episodi… beh, il momento non è ancora arrivato. Tutti si aspettano un duello con Darth Vader, ma forse non è così scontato che ci sarà…? Se così fosse, noi siamo già pronti a far causa alla Disney, ma attendiamo fiduciosi.

Dicevamo che in questo inizio di serie ci sono luci e ombre. Se l’aspetto migliore, sin qui, è proprio il modo in cui il personaggio di Obi-Wan è stato delineato, compreso il colpo di scena alla fine del secondo episodio (ci torniamo tra poco), la vera sorpresa è la presenza della piccola Leia. I fan sono già in subbuglio: per alcuni è insopportabile, per altri è invece un personaggio ben scritto e una presenza interessante. La storia del rapimento non è particolarmente avvincente né originale, ma il tratteggio della futura principessa e senatrice è più che calzante. La sua intelligenza colpisce lo stesso Obi-Wan, ma non si deve dimenticare che la Forza scorre potente in Leia e con ogni probabilità ciò le conferisce una sorta di chiaroveggenza, benché lei non ne sia ancora consapevole.

Molti hanno storto il naso per la scena del rapimento. Non possiamo che essere d’accordo: rivaleggia con l’inseguimento dei Mods in “The Book of Boba Fett”, la nuova pietra di paragone della bruttezza nell’intera saga. Gli attriti tra Reva e gli altri inquisitori non sono molto convincenti e forse sarebbe stato più interessante se il ruolo di antagonista l’avesse avuto il Grande Inquisitore, ma per questo genere di giudizio è molto presto. Volendo essere puntigliosi si potrebbero evidenziare altri difetti, ma preferiamo dare più spazio agli aspetti positivi della serie, che, lo ripetiamo, per ciò che si è visto fin qui ci sta piacendo. Se non altro, al netto di qualche dettaglio (uno su tutti, il giocattolo che Obi-Wan tenta di regalare a Luke… sappiamo che in qualche modo il regalo arriverà a destinazione, ma perché questa ossessione per i dettagli ricorrenti?), la serie non è, e auspicabilmente non sarà, una insipida carrellata di nostalgici easter egg in formato tascabile come in The Book of Boba Fett, e questo potrebbe essere già un successo (qui il condizionale tradisce una certa prudenza… per giudizi più marcati aspettiamo il finale di stagione). Quello che è certo è che non ci importava molto se Boba Fett diventasse o no il daimyo di Tatooine, ma anche un solo minuto di Obi-Wan Kenobi ci ha regalato grandi emozioni. Parliamo del colpo di scena alla fine del secondo episodio, quando Obi-Wan apprende che il suo vecchio Padawan non è morto (da un certo punto di vista…) e Darth Vader sembra percepire il suo vecchio maestro, forse per la prima volta dopo lunghi anni trascorsi a covare odio. La regia di Deborah Chow ci offre due primi piani da antologia (soprattutto quello di Ewan McGregor), comunicandoci, senza dialogo, un mondo di emozioni, anzi, due mondi diversi: lo sconcerto e l’odio. Cosa accadrà ora? Tutto ciò sta riscrivendo Una nuova speranza e ancora non è chiaro se in meglio o in peggio, ma non vediamo l’ora di saperne di più.

#SWTNV

L'autore

Matteo Lucci

Feccia ribelle dal 1979. Ha girato la galassia in lungo e in largo, ha visto un sacco di cose curiose… e alla fine si è convinto che esiste un’unica onnipossente Forza che controlla tutto quanto. Grazie a Star Wars ha imparato a discernere il bene dal male, ma anche espressioni come “biechi agenti dell’impero” e “sconsiderata miopia”. Vagheggia di tramonti binari ad Amsterdam. È tra i massimi difensori della trilogia prequel.