Dicembre 1977. Una ragazza sui vent’anni è in fila davanti al Leicester Square Theater di Londra. Insieme a lei, centinaia di altri giovani trepidanti. Dopo averne sentito parlare come il più grande e rivoluzionario successo del cinema americano, forse addirittura del cinema tout court, finalmente Star Wars arriva a Londra. La ragazza non ha un particolare interesse per la fantascienza, ma una strana curiosità e un sopito ardore giovanile l’hanno spinta a mettersi in fila il primo giorno di programmazione. Riesce a entrare, non sa nemmeno lei come, si siede, le luci si spengono… Quarantasei anni più tardi, quella ragazza è un’anziana Jedi che si aggira, non senza difficoltà, tra la folla dello Star Wars Celebration di Londra. Quel giorno di dicembre di tanti anni prima il suo ardore giovanile si è infine risvegliato nell’esatto momento in cui sono apparse le parole «Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…» e si è accesa, per sempre, la sua passione per la saga di Star Wars. Il suo costume non spicca per la manifattura, ma è certamente uno dei migliori cosplay della convention.
Inghilterra, 1989. Una bambina è seduta sul divano di casa. Il papà ha appena fatto partire una videocassetta promettendo un pomeriggio di avventura e meraviglia. Promessa mantenuta! La bambina s’innamora subito della galassia lontana lontana. Il suo personaggio preferito è la principessa Leia. Trent’anni più tardi, un bambino è seduto sul divano di casa. La mamma ha appena fatto partire un dvd promettendo un pomeriggio di avventura e meraviglia. Promessa mantenuta! Qualche anno dopo, madre e figlio sfilano per lo Star Wars Celebration di Londra vestiti come Leia e Wicket ne Il ritorno dello Jedi. I loro costumi sono un po’ casalinghi, ma non si può non innamorarsi di questa meravigliosa coppia. Difficile dire chi sia più felice dei due. Avranno anche mandato un selfie al nonno, dal quale tutto ha avuto inizio?
Questi due racconti sono inventati, ma i loro protagonisti esistono. Con i nostri occhi abbiamo visto un’anziana signora vestita da Jedi e una donna e un bambino vestiti da Leia e Wicket. Con il senno di poi, forse avremmo potuto avvicinare queste tre persone meravigliose per chieder loro come e quando fosse nata la loro passione per la saga, ma immaginare le loro storie, più che plausibili, è stato ugualmente bello. Tra centinaia, migliaia di cosplay, i loro sono quelli che ci hanno colpito di più. Poco importa se i costumi erano scadenti o palesemente posticci. La loro vista scaldava il cuore e comunicava tutta la bellezza di Star Wars e dello Star Wars Celebration. Tre generazioni di appassionati – un’anziana signora, una donna matura, un bambino – in una sola, ideale istantanea.
Lo Star Wars Celebration non è esattamente una passeggiata nel parco (specie se l’organizzazione, come in questa edizione, non è impeccabile). Folla ovunque, file interminabili, eventi inaccessibili, lunghissime ore in piedi, così tanto da fare e vedere che si ha una costante paura di perdersi qualcosa. Il cosplay, tuttavia, è sempre lì, a ravvivare il tuo entusiasmo e a farti fare l’ennesima foto. È sufficiente guardarsi intorno e tutta la stanchezza e la frustrazione svaniscono… anche solo per un attimo. Molta dell’energia sprigionata da un evento come lo Star Wars Celebration è generata proprio dal cosplay. Jedi, Sith, imperiali, ribelli, personaggi nuovi, vecchi, principali, secondari o addirittura inventati, personaggi dei film, delle serie TV, dei fumetti e dei videogiochi, umani, alieni, droidi. E dietro ogni costume, fan di ogni tipo, ma tutti accomunati da un unico credo. Un movimento ecumenico.
Impossibile elencare tutti i costumi che abbiamo visto, ma sicuramente spiccavano moltissimi mandaloriani, soprattutto Din Djarin, Bo-Katan e l’Armaiola. Ahsoka seconda classificata in quanto a popolarità. Ne abbiamo viste davvero tante. C’è stato persino un raduno con Ashley Eckstein, la doppiatrice di Ahsoka in The Clone Wars. Abbiamo visto il generale Grievous, ufficiali imperiali sulla cinquantina, piloti ribelli, tantissime Leia da Una nuova speranza, molte Padmé in versione sposalizio su Naboo. Non mancavano gli Han Solo, i Luke Skywalker e i Darth Vader. Anche qualche Lando Calrissian e Chewbacca. Rey e Kylo Ren, segno che i sequel hanno attecchito sui più giovani. Superfluo, poi, menzionare le decine di Clone Trooper e Stormtrooper: erano ovunque. Insomma, c’erano tutti, inclusi gli Ewok, i Sabbipodi, Hera Syndulla, il generale Hux, Cal Kestis, Kuiil e tanti, tanti altri. Incluso George Lucas! Per qualche giorno la galassia lontana lontana era vicina vicina.
C’erano anche tante action figure, che dopo il cosplay sono la seconda grande attrazione dell’evento. Ce n’era per tutti i gusti e per tutte le tasche. Noi abbiamo comprato un Nien Nunb della Kenner originale degli anni ottanta. Non è un pezzo pregiato. È un po’ rovinato ed è senza confezione. Era buttato in una scatola di plastica insieme a tanti altri pupazzetti di scarso valore. Ma tanti anni fa un bambino ci ha giocato, lo ha dimenticato, il pupazzetto è finito in soffitta e facendo chissà quale giro è finito tra le mie mani. Forse quel bambino si è pentito di non averlo conservato con cura, ma Nien Nunb ora è comunque al sicuro con me. Tutto questo non può non farmi venire in mente Elliot che mostra a E.T. i suoi pupazzetti di Star Wars: Greedo, Lando Calrissian, Hammerhead. Non c’era Nien Nunb nel film, ma chi se ne importa.
Nella trilogia originale c’è un gruppo di personaggi secondari che il pubblico ha sempre e comunque amato: Wedge Antilles, l’ammiraglio Ackbar, Mon Mothma e, per l’appunto, Nien Nunb. Quest’ultimo ha uno screen time di soli due minuti e trenta secondi, ma è il copilota di Lando Calrissian nell’attacco alla seconda Morte Nera e ha una risata buffissima. Wedge Antilles ha lo stesso screen time ed è il pilota che è sopravvissuto all’attacco alla prima Morte Nera e ha distrutto il regolatore di energia della torre nord della seconda Morte Nera. Vedere sul palco, a pochi metri da noi, Denis Lawson, l’attore scozzese che lo ha interpretato, è stato emozionante. Il pubblico gli ha riservato un’accoglienza calorosa, più di quanto lui probabilmente si aspettasse. Alla domanda: «Perché pensi che il tuo personaggio sia così amato?», ha candidamente risposto di non saperlo. Noi, invece, lo sappiamo bene.
Denis Lawson è solo uno dei tantissimi altri attori presenti al Celebration quest’anno. Alcuni li abbiamo visti da lontano, altri li abbiamo ammirati e ascoltati dal vivo, qualcuno lo abbiamo persino conosciuto.
Billy Dee Williams, benché molto anziano, ha fatto un piccolo show in quei pochi minuti che è stato sul palco. «Perché ritieni che dopo oltre quarant’anni Lando Calrissian sia ancora un personaggio così fico?». Risposta, con voce suadente e sicura: «Perché lo ha interpretato Billy Dee Williams!». Boato del pubblico. Ha anche annunciato di aver scritto la propria biografia, che uscirà a breve con il titolo What have we here (l’originale della battuta «Guarda cosa c’è qui» che Lando pronuncia quando vede Leia per la prima volta nell’Impero colpisce ancora).
Andy Serkis è salito sul palco incitando il pubblico al grido di «One way out! One way out!». Pubblico gasatissimo.
Ming-Na Wen è stata una forza. Appena è salita sul palco ha cominciato a farsi selfie con il pubblico alla spalle. Nei dieci minuti che sono seguiti ha tenuto la scena con tanto entusiasmo e tanta simpatia (e bellezza, tanta bellezza…). Il pubblico si è definitivamente innamorato di lei quando ha detto: «Sono sempre stata una grande fan di Star Wars. Se non fossi qui sopra [sul palco], sarei lì sotto con voi [con il pubblico]». Più tardi l’abbiamo ritrovata nella zona degli autografi. Stava raccogliendo le sue cose, non c’era nessuno in giro, così ci siamo avvicinati e le abbiamo detto: «Salve, volevamo solo salutarla e ringraziarla». Ci ha risposto con un gran sorriso: «Ciao, piacere di conoscervi!» ed è andata via.
Vivien Lyra Blair è stata simpaticissima. Il pubblico l’ha adorata dal primo istante, ridendo alle sue battute e ascoltando con interesse i suoi aneddoti sulla sua esperienza sul set di Obi-Wan Kenobi.
Ashley Eckstein è stata di un dolcezza infinita. Al prossimo Celebration la vogliamo assolutamente incontrare.
Anthony Daniels si è presentato con una giacca dorata e ha fatto uno show quasi da comico. Lo abbiamo persino conosciuto da vicino. Ci siamo fatti una foto insieme, con tanto di statuetta di C3-PO. Non dimenticheremo mai la nostra emozione mentre eravamo in fila per incontrarlo. Recentemente abbiamo anche letto il suo libro sulla sua vita come C3-PO. Spassosissimo e ricco di aneddoti.
Ian McDiarmid ha deliziato il pubblico facendo la sua risata malvagia. Purtroppo non ha detto: «Potere illimitato!!!». Ma la sua presenza sul palco ha comunque fatto scendere l’ombra del Lato Oscuro su tutta la platea.
Abbiamo visto a pochi metri da noi Rosario Dawson, Katee Sackhoff, Giancarlo Esposito, Denise Gough, Mads Mikkelsen, Warwick Davis, Gwendoline Christie.
Ultimi, ma non ultimi, Ewan McGregor e Hayden Christensen. Siamo riusciti a farci una foto con loro e benché sia stato un incontro che definire fugace è un eufemismo, è stato comunque molto, molto bello. Ewan aveva la disinvoltura della grande star, consapevole del proprio fascino e della propria statura. Il più atteso, il più richiesto, il più protetto. Hayden, nascosto dietro un cappellino, è invece apparso molto timido ma felicissimo.
Il nostro “premio finale” va proprio a lui. Il pubblico lo ha accolto con un entusiasmo e un calore enormi. Le luci si sono abbassate, le spade laser si sono levate, il respiro di Darth Vader ha riempito l’aria ed è partito il brano Battle of the Heroes da La vendetta dei Sith. La folla è andata in visibilio, come si suol dire. Durante la breve intervista (solo otto minuti) le ovazioni sono state tante, fin quando Hayden si è commosso. Ha chinato il capo, il viso coperto dalla visiera del cappellino. Quando lo ha rialzato, gli occhi erano lucidi. Con voce commossa ha infine detto: «Non avete idea di quanto tutto questo sia importante per me». Come si fa a non essere romantici quando si parla di Star Wars?
Vent’anni fa, quando si calò per la prima volta nei panni di Anakin Skywalker, molti fan non apprezzarono la performance di Hayden Christensen né tantomeno i film. Il suo appuntamento con il destino, tuttavia, era solo rinviato, come quello della trilogia prequel. Lentamente, infatti, i film sono stati rivalutati (soprattutto l’Episodio 3) e oggi Hayden e il suo Anakin sono amatissimi, ancor più dopo il ritorno sia dell’attore sia del personaggio nella serie Obi-Wan Kenobi (che non sarà riuscitissima, d’accordo, ma ha aggiunto alcuni grandissimi momenti alla saga). Quando abbiamo incontrato Hayden per la foto non abbiamo potuto abbracciarlo. Ma idealmente lo abbiamo fatto quando è salito sul palco. Non solo noi di SWTNV, ma tutti i fan festanti ed esultanti davanti a quel palco.
L’ultima menzione è proprio per i fan. Ogni attore che abbiamo sentito parlare nei due giorni che abbiamo trascorso all’evento ha dedicato belle parole nei confronti di noi fan. Parole di circostanza? Forse in qualche caso, certo, ma non togliamoci meriti. Si chiama Star Wars Celebration proprio perché dà a noi fan la possibilità di celebrare la saga ma soprattutto noi stessi, che l’amiamo e continuiamo a farla vivere. Un ultimo aneddoto: Kathleen Kennedy ha raccontato che quando fu nominata presidente della Lucasfilm non aveva mai partecipato a un Celebration… e George Lucas le “suggerì” di farlo appena possibile (il prossimo si sarebbe tenuto a Essen) proprio per potersi rendere davvero conto di cosa Star Wars rappresenti per i fan. Perché Star Wars (Celebration) è tutto nella vita.