L’importanza della spada laser in The Acolyte

La nuova serie sembra mettere il simbolo dei Jedi sotto una luce diversa

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La spada laser è il simbolo dei Jedi, nonché uno dei simboli di Star Wars per antonomasia, ma in The Acolyte, per lo meno per quanto visto sin qui, sembra avere un significato speciale.

Nel primo episodio, Mae inizia a mettere in atto la sua vendetta uccidendo Indara, non prima, tuttavia, di aver provato a sottrarle la spada laser. Nel secondo episodio Mae affronta Sol. Questa volta lo scontro si risolve con la sua fuga, ma durante il combattimento Mae prova nuovamente a sottrarre la spada laser al Jedi che sta affrontando. Dunque due duelli, due esiti diversi, ma un dettaglio in comune. Certamente non è una coincidenza né il risultato di una scrittura sciatta.

Mae, infatti, non vuole solo uccidere i quattro Jedi (Indara, Sol, Torbin, Kelnacca) ma sembra aspirare a un ordine superiore di vendetta (certamente ispirata e istruita dal Maestro): scuotere le fondamenta dell’ordine dei Jedi dimostrando la fallacia della loro filosofia. Abbiamo detto che la spada laser è il simbolo dei Jedi, ma per essere più precisi è il simbolo del potere dei Jedi. Sottrarla dunque a un Jedi prima di ucciderlo è un gesto che a sua volta ha un forte valore simbolico. È un messaggio, un messaggio alla galassia: senza la sua arma un Jedi non ha alcun reale potere. La filosofia e le arti Jedi non sono nulla senza la spada laser.

Ora proviamo a mettere questo dettaglio nel contesto delle parole pronunciate dal Maestro alla fine del primo episodio:«I Jedi vivono in un sogno. Un sogno in cui sono convinti che vivano tutti. Se attacchi un Jedi con un’arma fallirai. Ferro o laser non sono una minaccia per loro. Ma un accolito uccide senza un’arma. Un accolito uccide il sogno».

Il sogno è ovviamente il sogno di una Repubblica Galattica protetta dai Jedi, ordine monastico e organo politico-istituzionale (di fatto una religione di stato) che pretende di avere il monopolio della Forza. Sappiamo bene, tuttavia, che questo sogno non è condiviso da tutti. Poiché hanno il potere, un potere rappresentato dalla spada laser, i Jedi hanno molti nemici: non solo i Sith, le Sorelle della Notte e ora la Congrega delle Streghe, ma anche, e forse soprattutto, nemici nel Senato e persino tra le persone comuni.

Continuiamo ad analizzare le parole del Maestro. I Jedi si addestrano al combattimento con la spada laser per tutta la vita, una vita che in effetti dipende proprio dalla spada laser. Attaccarli con un’arma è dunque vano. Si tratta di un’affermazione eccessivamente perentoria ma forse non va presa troppo alla lettera. Mae uccide Indara con un pugnale e Torbin con un veleno, e pugnali e veleno sono in effetti delle armi, ma certo non armi convenzionali, per così dire, certo non le armi che verrebbero subito in mente pensando a come uccidere un Jedi. La questione, però, potrebbe essere più sottile. Mae, infatti, riesce a pugnalare Indara perché quest’ultima era distratta a salvare un innocente; Torbin accetta di prendere il veleno quando Mae fa leva sul suo senso di colpa, sul suo bisogno di assoluzione. Pugnale e veleno sono dunque armi ma Mae crea l’occasione per usarle sfruttando le debolezze dei Jedi: la compassione e l’incapacità di fare i conti col passato. In tal senso, un accolito uccide senza un’arma. Il fine ultimo di tale approccio è dimostrare la fragilità dei Jedi, la fallacia del loro credo. Così si uccide il sogno.

Veniamo ora a un’altra importante scena che ha a che fare con le spade laser. Nel terzo episodio i quattro Jedi si recano su Brendok per incontrare Mae e Osha e sottoporle alle prove per diventare Padawan. Quando Osha, evidentemente attratta dai Jedi, si avvicina a Sol, quest’ultimo le porge la propria spada laser. È un gesto manipolatorio e deprecabile. Sol, infatti, tenta di suscitare l’interesse di Osha con un oggetto luccicante, metaforicamente e letteralmente e questo è decisamente manipolatorio. La natura dell’oggetto in questione è un’aggravante. La spada laser è il simbolo del potere dei Jedi e porgerla a Osha equivale a sedurla con l’idea del potere anziché con l’idea della conoscenza e la saggezza derivanti dalla connessione con la Forza. Poco dopo, Osha, guardando la spada di Torbin, sembra vagheggiare il momento in cui ne avrà una propria. Il desiderio di possedere una spada laser, cioè il desiderio di avere potere di vita e di morte, è dunque un buon motivo per essere ammessi nell’ordine (oltre naturalmente all’essere sensibili alla Forza)? Non dovrebbe, al contrario, essere motivo di esclusione?

In soli tre episodi The Acolyte ha fatto un grande lavoro. Non sarà una serie perfetta, ma la storia raccontata sin qui ci ha messo di fronte alle fragilità e le contraddizioni dei Jedi e soprattutto del loro ordine. Abbiamo imparato molto tempo fa che nonostante le loro buone intenzioni «i guardiani di pace e giustizia» non sono buoni in senso assoluto, ma solo «da un certo punto di vista». Con questa nuova serie forse saremo finalmente costretti a fare i conti con la verità: la galassia è ben più complessa di quanto una semplice visione manichea possa far credere.

L'autore

Matteo Lucci

Feccia ribelle dal 1979. Ha girato la galassia in lungo e in largo, ha visto un sacco di cose curiose… e alla fine si è convinto che esiste un’unica onnipossente Forza che controlla tutto quanto. Grazie a Star Wars ha imparato a discernere il bene dal male, ma anche espressioni come “biechi agenti dell’impero” e “sconsiderata miopia”. Vagheggia di tramonti binari ad Amsterdam. È tra i massimi difensori della trilogia prequel.